Appunti e spunti da un webinar di grande attualità
Questa sera ho avuto l'occasione di partecipare al webinar "More than dolls- A study of diversity and dolls", organizzato dall'associazione Women in Toys.
Tema centrale dell'incontro era il ruolo delle bambole come veicolo di inclusività, sensibilizzazione sociale e strumento centrale nello sviluppo dell'autostima delle bambine e ragazzine.
Fin dall'inizio di questo interessante webinar è stato sottolineato come il riferimento esplicito a bambine e ragazzine di sesso femminile ("girls" è il termine usato in lingua originale), non sia stato utilizzato per escludere i bambini maschi dal tema, in quanto anch'essi giocano con le bambole, ma per sottolinare al contrario uno degli aspetti attorno a cui ruotava la discussione, ovvero il modo in cui le bambine si vedono rappresentate, attraverso le bambole, nella società in cui vivono e come ciò influenza la percezione che esse hanno di sè, del proprio valore e della propria bellezza.
Ha accompagnato la discussione una splendida presentazione realizzata da Paramount ed esposta da Ameeta Held, a cui hanno fatto seguito riflessioni e testimonianze di altre ospiti, donne dai diversi background che lavorano nel settore dei giocattoli, impegnate nella sensibilizzazione sulla inclusività e diversità attraverso lo sviluppo di giochi che siano realmente rappresentativi di ogni bambina.
Ciò che è emerso è che le bambole svolgono un ruolo davvero fondamentale nella percezione che le bambine hanno (e nella loro costruzione di essa) di se stesse, ed in particolare di se stesse all'interno della società e del mondo in cui vivono. Le bambole sono dunque uno strumento critico e benefico che in un periodo delicato come la crescita aiuta a sviluupare empatia ed interazioni sociali, ma prima di tutto autostima.
Il rapporto che le bambine hanno con le proprie bambole si modifica e cresce con loro: dalla cura dei bambolotti ("nurturing") come se fossero dei neonati da accudire, all'identificazione di sè nella bambola durante il gioco in solitaria, in cui quest'ultima assume il ruolo di "migliore amica" ("best friend"), al gioco di interazione, in cui le bambine proiettano nella bambola "who they want to be", chi vogliono essere, e come intendono relazionarsi con gli altri personaggi del gioco.
Da brevi interviste a bambine di diverse etnie è emerso un desiderio comune: tutte vorrebbero avere una bambola che somigli loro, che abbia colori di pelle, occhi, stile di acconciatura, tratti somatici simili ai propri. Vorrebbero cioè che l'eroina delle proprie storie le rispecchiasse non solo a livello di personalità, ma anche nell'aspetto fisico, desiderano cioè sentirsi rappresentate all'interno dei propri momenti di gioco, attraverso cui costruiscono la propria visione e versione del mondo.
Si è passati successivamente all'approfondimento di un altro punto estremamente rilevante e di grande attualità, ovvero la rappresentazione di diverse etnie e del modo in cui ciò avviene.
Sono stati mostrati video agghiaccianti del passato in cui la discriminazione razziale verso le persone di colore era implicitamente veicolata anche attraverso la non-rappresentazione di questa etnia nei giocattoli ed in particolare nelle bambole. Passando attraverso una iniziale (e ridotta) introduzione di bambole dalla pelle scura, realizzate semplicemente cambiando il colore del bambolotto bianco originale, siamo giunti faticosamente ai giorni nostri, in cui, grazie agli sforzi ed a vere e proprie battaglie sociali combattute da uomini e donne consapevoli e determinati, possiamo trovare sugli scaffali una crescente varietà di bambole con tonalità di pelle diverse e caratteristiche somatiche specifiche e realistiche. Non è ancora sufficiente certo, ma grandi passi sono stati fatti e sempre più vengono fatti in questi ultimi anni, in cui la consapevolezza è in forte e rapida diffusione e crescita.
È emersa dunque l'importanza in primo luogo della rappresentazione delle diverse etnie, ed in secondo luogo dell'intenzionalità con cui essa viene portata avanti, concetto strettamente legato a quello dell'autenticità, ovvero molte mamme hanno lamentato il fatto che bambole di colore o ispaniche diverse fossero come detto il risultato di un mero cambio di colore nel materiale della bambola originale e non rispecchiassero i reali tratti somatici e le caratteristiche fisiche delle diverse etnie, mentre mamme asiatiche hanno espresso il proprio disappunto verso la mancata rappresentazione degli occhi con la forma tipica della propria etnia.
Un breve approfondimento tecnico è stato fatto riguardo questo ultimo punto, ovvero l'elevato costo degli stampi necessari per produrre i volti delle bambole; tale costo risulta tuttavia necessario per garantire un'inclusività che sia reale e profonda e vada oltre la semplice "facciata".
Ciò vale per tutte le etnie: nel caso degli Stati Uniti si è parlato di "white people","black people", "asian people", "hispanic people", rappresentate all'interno del webinar da mamme desiderose di poter donare alle proprie bambine bambole in grado di farle sentire rappresentate, ma anche di insegnare loro il valore e la bellezza della diversità, al fine di crescerle con una grande consapevolezza riguardo accettazione ed inclusione di ogni "diversità".
Partecipare a questo incontro è stato davvero illuminante, toccante in diversi momenti e davvero molto, molto interessante. Il tema può facilmente essere esteso a mio parere alla rappresentazione delle diverse disabilità e delle minoranze sociali, al fine di rendere il mondo del gioco, che è un mondo bellissimo, sempre più inclusivo ed accogliente verso ogni essere umano, fin dall'infanzia.
Immagine: Chris Buck per O, The Oprah Magazine
Link utili: https://womenintoys.com/
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